Il brand journalism non è una moda, è una modalità di utilizzare alcuni parametri del giornalismo per l’informazione e la comunicazione di un’organizzazione, compreso ovviamente lo studio legale. E’ la grande opportunità di rimanere connessi con gli utenti interessati ai temi e agli ambiti dei quali si occupano le avvocate e gli avvocati dello studio.
Con tutte le accortezze che la deontologia impone, non c’è dubbio che la comunicazione degli studi legali sia notevolmente cambiata in questi anni, al punto che si arriva a parlare di law firm. Veri e propri brand ormai riconosciuti a livello nazionale e internazionale, e non mi riferisco ai vari awards “Avvocato del secolo”, comprati qua e là. Mi riferisco a studi che diventano punti di riferimento in un determinato settore o per una specifica specializzazione sulla base di un lavoro costante di informazione e di comunicazione. Il brand journalism è, per definizione, una proposta di informazione rivolta al pubblico collegato a un brand e non prevede la finalità di vendita diretta.
In chiave legale questo si traduce sullo stare sul pezzo in ambiti legali, come è ovvio che sia, seguendo le specializzazioni delle avvocati e degli avvocati dello studio. Ad esempio, un avvocato che approfondisca la materia condominiale potrebbe realizzare delle pillole video per aggiornare i propri utenti, che non è detto siano clienti diretti. Il web ha azzerato le distanze e ci consente di entrare in contatto con persone in qualsiasi luogo del mondo. Questo significa che una relazione di lavoro può avere molteplici forme, non è detto, per dirne una, che l’avvocato di Bari segua direttamente il contenzioso della signora Maria a Brescia: potrebbe averle fornito solo una consulenza per indirizzarla sulla strada giusta.
Come si fa a fare brand journalism per uno studio legale?
Basta stare sul pezzo, ovvero seguire le notizie e gli eventi interessanti per il proprio pubblico, anche coloro che non sono nostri clienti. Si può commentare una sentenza, una pronuncia o una novità normativa, per aiutare gli utenti a saperne di più. Ancora, si possono spiegare vicende, anche di carattere nazionale, come nel caso di vicissitudini note all’opinione pubblica e che riguardano il settore del quale si occupa lo studio. Penso alle questioni di brevetti industriali o ai casi di vip che, col passare degli anni, hanno avuto bisogno di un amministratore di sostegno. Infine, si possono raccontare casi concreti, capitati nell’ambito del lavoro delle avvocate e degli avvocati dello studio. Dallo storytelling siamo passati allo storydoing, ecco perché va benissimo mostrare proprio lo sviluppo di un contenzioso e come, naturalmente, si è riusciti a risolverlo.
Con quali modalità si può fare brand journalism per lo studio legale?
Il mio consiglio è verificare come preferiscono ricevere le informazioni i tuoi utenti, se non vuoi chiederlo direttamente a loro ti basterà leggere gli insight delle pagine social. Per quanto mi riguarda, preferisco il giusto mix tra testi, foto e video. Potresti pensare di variare in base all’oggetto dell’informazione. Magari un commento a una sentenza richiede maggiore approfondimento e quindi vale la pena scriverlo, anche per riportare una bibliografia specifica. Al contrario, una cosiddetta breaking news, su una nuova legge approvata, potrebbe valere la pena raccontarla subito con un breve video. Un ultimo consiglio, cura le tue modalità. No a comunicazioni scadenti, con mezzi non all’altezza, smartphone per nulla performanti e comunicatori “cuggini”. Ricorda che si tratta della tua reputazione quindi non va data l’immagine di una realtà approssimativa e poco professionale.