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Il discorso di Re Carlo III, le parole più importanti

Le parole hanno un peso, si sa. Possono esprimere concetti e possono fare del bene o del male molto più che gesti fisici, persino violenti. Con la morte della Regina Elisabetta II è finito un secolo, il Novecento, e con il suo discorso Re Carlo III, erede al trono per cinquant’anni, ha pronunciato un indirizzo chiaro per il suo mandato con parole chiave nella sua comunicazione.

Innanzitutto, il parallelismo tra i termini madre e mamma. Il primo utilizzato nel corso di tutto il discorso che, pur affiancato ad aggettivi come amata e adorata, sembra segnare la distanza dettata dai protocolli della monarchia. Il secondo appare in un unico quanto decisivo momento, al termine del discorso. Quando la comunicazione del Re Carlo III si fa più intima, quando ringrazia tutti coloro che hanno espresso sostegno alla famiglia e hanno formulato le proprie condoglianze, sembra lasciarsi andare a qualcosa di più umano.

Una parola centrale, nel discorso di Re Carlo III, è il verbo promettere. Appare già nella premessa, quando parla dei primi passi da sovrana di sua madre, quando pronunciò quel famoso primo discorso da regina, alla radio, mentre era ancora in Sudafrica. “Rinnovo quella promessadice Carlo, rinnovando un patto tra famiglia reale e i popoli del Commonwealth. Ma la domanda è: in cosa consiste questa promessa rinnovata? Per fare cosa?

“Rinnovo quella promessa di servire i popoli (del Commonwealth)”, dice Carlo III nel suo primo discorso da re.

Dunque, un sovrano che non si esprime con i termini che ci saremmo aspettati in altre epoche. Certo, la monarchia inglese regna ma non governa, tuttavia non era così scontato che usasse il verbo “servire”. Mettersi al servizio degli altri, come fanno i veri leader. Ancora, questo spirito di servizio sarà anche “a difesa della Costituzione e dei principi costituzionali“, quindi un sovrano profondamente consapevole del suo ruolo e della sua funzione, a difesa di un modello di Stato democratico e repubblicano. “Farò di tutto per essere al vostro servizio con lealtà e amore“, dice ancora Re Carlo III nel suo primo discorso.

Entrano nel discorso altre parole positive, come amore, lealtà, adorazione (quella che esprime per la madre), affetto (quello che esprime per i propri figli e le loro consorti). Un servizio rivolto ai popoli, mai definiti sudditi, con le parole che ritraggono una società profondamente diversa da quella che apparteneva alla gioventù della regina. “Ovunque viviate e di qualunque origine siate“, quindi niente prima questi o prima quelli ma inclusione per tutti.

“Ci riuniremo come comunità globale”, chiude così il Re Carlo III il suo primo discorso da Re.

La promessa, il servizio, l’amore, l’inclusione sociale e razziale, tutte le parole che portano ad una sola: comunità. Globale, appunto, perché non fa distinzioni in un momento di grande dolore come la perdita di una madre e di una regina. Infine, i ringraziamenti a tutti coloro che hanno dedicato i loro pensieri alla sovrana e alla famiglia. Ai messaggi di cordoglio e alle condoglianze Carlo III risponde come dice idealmente a sua madre, per chiudere il suo primo discorso da re, con la parola più importante: grazie.

Ho voluto sottolineare alcune parole, secondo me le più importanti, del discorso di Carlo III per sottolineare che le parole hanno un peso, nella vita di tutti noi.

Non c’è niente di più lontano dalla mia idea della vita di un diritto di nascita o di una nobiltà acquisita senza alcun merito. Eppure, ho trovato utile prendere spunto da questo discorso per riflettere su quanto spesso si usino male e a sproposito le parole senza pensare alle conseguenze. Un ragionamento che vale nella comunicazione di tutti noi, dalle relazioni personali a quelle personali. Fammi sapere se hai trovato altre parole importanti nel discorso del Re Carlo III.

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