Con il brand journalism qualsiasi forma di organizzazione è diventata editrice di sé stessa. Aziende, studi professionali, associazioni, partiti e altro ancora possono decidere, scegliere e proporre notizie a un pubblico definito. Stabilita la linea editoriale e il calendario delle uscite non resta che concentrarsi sui contenuti, anzi sulle notizie, realizzati per lettori, ascoltatori o telespettatori.
Con il brand journalism la parte più entusiasmante consiste proprio nel lavoro di redazione che un’organizzazione compie per fornire informazioni utili al proprio pubblico.
La prima domanda da porsi è: dove reperire le notizie?
Semplice, dal lavoro di tutti i giorni. Ogni momento può essere proficuo per individuare un fatto, un evento, una novità interessante per il proprio pubblico. Informare significa far conoscere agli altri avvenimenti, riflessioni, guide, opinioni, interessanti per chi legge, ma anche farlo secondo le regole deontologiche del giornalismo.
Un rapporto media-fruitore che deve basarsi sulla fiducia, e quindi sulla trasparenza delle informazioni e sull’autenticità dei contenuti, affinchè si possa parlare a pieno titolo di brand journalism. Non è un testo per vendere direttamente, piuttosto un articolo che costituisca l’ennesimo mattoncino posto per costruire una leadership riconosciuta nel settore.
Il professionista incaricato di un progetto di brand journalism all’interno di un’organizzazione, quindi, andrà letteralmente a caccia di notizie già all’interno della stessa. Quali novità? Quali esperienze? Quali attività che possano avere un qualche interesse per il pubblico?
Prendiamo ad esempio il mondo legale. Lo studio professionale (che potrebbe dare vita a una vera redazione) potrebbe stabilire con una certa cadenza quali fatti rilevanti commentare per il proprio pubblico. L’ultima sentenza in materia o l’opinione su un caso di cronaca o, ancora, l’ultima fattispecie nella quale si è impegnato (con tutti i riguardi sulla privacy delle parti), costituiscono il corpo di un flusso di informazioni utili a chi segue.
Il brand journalism è solo un esercizio di stile? No, serve anche a vendere.
L’obiettivo è attestarsi come punto di riferimento “culturale” su un tema o un settore, informando in maniera trasparente l’utente. Basta con diciture come “leader del settore” o “i migliori sul mercato” perchè tanto hanno perso completamente la loro efficacia, semplicemente non ci crede più nessuno.
Con i social sempre più media e sempre meno network tutti, ma proprio tutti, hanno bisogno di forme di comunicazione più strutturate, fondate su contenuti, promossi in modalità testuale, audio o video, accessibili e comprensibili da tutti. Una notizia presentata con un servizio giornalistico è riconoscibile, anzi familiare, per un essere umano che abbia vissuto sulla Terra negli ultimi 60 anni.
Allora, via a scandagliare l’attività lavorativa della tua organizzazione, le novità del settore o, magari, le ultime tendenze. Scrivi e parla di cose interessanti per chi ti segue e fallo in maniera trasparente e autentica, con strumenti legati al giornalismo e per questo motivo già presenti nella quotidianità delle persone.