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Terzo Settore: come comunicare all’interno e verso l’esterno

Ieri sulla pagina di Ferpi Puglia, Calabria e Basilicata si è tenuto il webinar dedicato alla comunicazione del Terzo Settore. Un’occasione per analizzare la situazione e rilanciare l’attività di un comparto protagonista del momento pandemico da Covid19.

Ringrazio una volta ancora gli illustri relatori intervenuti: la presidente nazionale di FERPI, Federazione Relazioni Pubbliche Italiana, Rossella Sobrero; il delegato nazionale al Welfare e al Lavoro di Unimpresa, Unione nazionale di imprese, Giovanni Assi; il presidente di Confcooperative Welfare Puglia, Daniele Ferrocino; la consigliera dell’Ordine degli Avvocati di Bari, Gabriella Panaro; la responsabile della cooperativa GEA, Grazia Vulpis.

Qual è lo stato dell’arte della comunicazione nell’ambito del Terzo Settore?

Abbiamo immaginato questo appuntamento con gli altri soci Ferpi, proprio considerando il momento molto delicato che vive un intero settore, quello delle ‘imprese sociali e del non profit’, a causa della pandemia da Covid-19.

Il riferimento non è solo a questioni di carattere sanitario ma anche agli aspetti legati più strettamente alla comunicazione. Nell’opinione pubblica si è fatta sempre più strada l’idea che, ad esempio, molte residenze per anziani siano state i focolai del Covid-19. Allora ci siamo chiesti, e abbiamo deciso dunque di interpellare esperti del settore ed addetti ai lavori, come venire fuori da una contingenza del genere. Come la comunicazione potrà intervenire a sostegno di tutte quelle strutture, dei loro degenti e di coloro che ci lavorano?

Bene, la risposta è semplice a dirsi quanto difficile a realizzarsi: raccontare il proprio lavoro. Superare la fase del pericolo e della tristezza per mostrare al mondo quello che realmente viene fatto all’interno delle strutture.

Una comunicazione bidirezionale: verso il mondo fuori e verso i pazienti ed i loro cari. La pandemia ha costretto le strutture a chiudere letteralmente le porte, trasformando così in soggetti esterni persino i parenti degli ospiti. Questo ha allargato la platea delle persone alle quali rivolgere i messaggi.

Un pubblico, peraltro, ulteriormente preoccupato per la salute dei propri cari a causa dell’impossibilità di raggiungerli fisicamente. Ancora, immagina anche la difficoltà di comunicare con loro anche attraverso device tecnologici. Molti, magari anziani o malati, non sono in grado di utilizzare smartphone e altri dispositivi, il che si traduce in un silenzio che fa paura (da entrambe le parti).

Il ruolo dei comunicatori, dopo la pandemia, sarà ancora più decisivo. Non si tratterà più di inventarsi ‘qualcosa di creativo’ ma di stabilire delle vere e proprie relazioni, proficue per tutte le parti in causa. Mi piace molto la definizione di ‘tessitori sociali’, perché da lì bisognerà ripartire: dalla ricucitura di quei tessuti sociali ed economici, finanche culturali, che si sono lacerati nel corso di questo momento pandemico.

https://www.facebook.com/ferpipuglia/videos/618236115433807/

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