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Meglio vendere o essere ingaggiati?

Può sembrare strano ma gran parte delle decisioni vanno prese all’inizio di un percorso di promozione del proprio lavoro. A chi rivolgersi, innanzitutto, ma anche come, con quale tono e con quali strumenti e, soprattutto, con quale stile. Una domanda centrale è: meglio vendere o essere ingaggiati? Se non vuoi fare balletti in video o promettere ricette miracolose per la ricchezza, che verranno smentite dai fatti, ti suggerisco un approccio più efficace e un’attività che potrai svolgere anche da solo.

Solo qualche anno fa il mantra era vendere, a tutti i costi e in tutti i modi, magari inondando il settore di riferimento con quanta più pubblicità possibile. E allora via all’acquisto di pagine di giornali, soprattutto generalisti, alla ricerca di grandi numeri di letture. Il problema è che negli ultimi anni i lettori, ma anche gli spettatori della televisione generalista, sono in costante calo, tutti abituati ormai a ritagliare su misura anche le proprie letture e i momenti di svago e intrattenimento.

In questo quadro si sono inseriti i social network che hanno rivoluzionato il mondo dell’advertising, grazie alla possibilità di profilare il proprio pubblico e investire ingenti risorse “a colpo sicuro”. Ma cosa è successo con l’arrivo delle nuove norme sulla privacy? Ad esempio, il mondo Apple garantisce ai suoi utenti la possibilità di non essere tracciati su alcune app. Questo ha portato a una revisione dell’efficacia di queste campagne, lo sa bene chiunque ne abbia approntata una negli ultimi mesi.

Quindi come promuovere il proprio lavoro nell’era della disintermediazione? Meglio vendere servizi o farsi ingaggiare?

Io ho scelto la seconda, ho stabilito una relazione speciale con gli utenti interessati a quello che ho da dire o da scrivere. Un rapporto fondato sulla fiducia e sulla diffusione di contenuti originali e interessanti per chi legge o ascolta.

L’era dei televenditori è passata e, a dirla tutta, non tutti sono in grado di trasformarsi, o semplicemente non ne hanno voglia, in venditori all’ultimo urlo.

Con il brand journalism puoi promuovere il tuo lavoro e farti ingaggiare, anzichè inseguire lavori a prezzi sempre più economici.

Viviamo nell’era del business dei contenuti, questo significa che le persone si avvicinano a chi propone informazioni interessanti, in base alle loro preferenze, non a quelle dell’autore. Qualsiasi sia il tuo lavoro, dall’avvocato, all’ingegnere, dall’imprenditore al politico, l’obiettivo deve essere stabilire una relazione duratura, fondata sulla trasparenza, con chi ha “bisogno” delle informazioni che rilasci.

Grazie al giornalismo d’impresa puoi utilizzare le tecniche giornalistiche e trasformare il tuo studio o la tua impresa in una realtà editoriale. Parti dalla base, dalla realizzazione di un sito web dotato di blog, così da poter pubblicare i tuoi articoli. Grazie a questi strumenti potrai raccontare la tua organizzazione, partendo dai suoi protagonisti e dai valori che li accomunano.

Infine, scegli le piattaforme social più performanti per i tuoi utenti di riferimento. Fondamentale questo passaggio, non serve essere su tutti i social se poi non vengono curati con la giusta attenzione. Meglio uno o due ma utili alla relazione con l’utenza. E’ importante, però, stabilire una linea editoriale. Quali posizionamenti? Cosa vogliamo dire? A chi? Come? Trova le risposte e avrai una guida certa e costante. Solo così non sarai costretto a venderTi e dovrai solo aspettare gli ingaggi. Del resto, un professionista non cerca lavoro, lo attrae.

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